Quali sono i principali sintomi dei Disturbi Alimentari nei bambini

Quanto è difficile farli mangiare?

disturbi-alimentari-nei-bambini-cosa-fareSenza dubbio è questa una delle domandi più frequenti che si pone un genitore. Ancora di più quando si parla di disturbi alimentari nei bambini. Colpendo frequentemente i nostri figli tali disturbi comprendono una varietà di problemi con origini ed esiti diversi che sui quali è bene indagare.

Quando un bimbo non gradisce mangiare si crea un circolo vizioso tra lui e i genitori; soprattutto con la mamma. Lei si sforzerà di preparare cibi migliori cercando di favorire l’appetito del piccolo, riscontrando però lo stesso rifiuto. Arriveranno presto: scoraggiamento, frustrazione, rabbia, risentimento, che si impadroniranno dell’animo della mamma. Emergeranno poi i sensi di colpa per essersi arrabbiata e per non essere in grado di alimentare suo figlio.

I sintomi dei bambini che presentano disturbo alimentare si dividono in:

  • Disabilità di sviluppo oromotorie
  • Disabilità orosensoriali ed orofaringee che non permettono al piccolo di eseguire una adeguata masticazione
  • Rifiuto selettivo o totale del cibo
  • Vomito
  • Ruminazione
  • Terrore alla vista del cibo
  • Ingestione di sostanze non nutritive
  • Altri sintomi riferibili a disturbi alimentari nei bambini sono invece più vaghi ed aspecifici.

Le difficoltà alimentari possono essere transitorie. Presentandosi in alcuni momenti critici dello sviluppo, risultano molto comuni e non costituiscono un vero e proprio disturbo del comportamento alimentare. Ad esempio quando si presentano fra i sette e i nove mesi, all’epoca dello svezzamento e della comparsa della cosiddetta “angoscia dell’estraneo”. O ancora, fra il secondo ed il terzo anno di vita verso l’alimentazione autonoma, in cui il comportamento di rifiuto del cibo è espressione di un normale processo maturativo.

In questa fase le capacità biologiche, cognitive ed affettive del bambino si riorganizzano a un livello di sviluppo più complesso. Un livello che richiede una negoziazione reciproca bambino – genitore per giungere ad un nuovo adattamento. La mamma deve tener necessariamente conto del maggior senso di autonomia del piccolo.

Le diverse tipologie di disturbi alimentari e come trattarli

Durante la crescita i comportamenti alimentari vanno di pari passo con lo sviluppo delle abilità senso – motorie del bambino. Uno sviluppo basato sulla maturazione neurologica e sulle esperienze di apprendimento, sociali e affettive. I bambini mostrano sin dalla nascita evidenti differenze individuali nei cicli di fame – sazietà.

Alcuni bambini, descritti con il termine di “spizzicatori” o “picky eaters” nascono con tale tratto, mostrando scarso appetito o rifiuto selettivo per alcuni alimenti. La durata del pasto può essere prolungata in bambini piccoli che presentano una difettosa coordinazione dei pattern di sviluppo funzionale della suzione, deglutizione e respirazione. Si riscontrano, altre sì, differenze individuali tra i bambini rispetto alla sensibilità orofaringea. Alcuni sono ipersensibili nell’area orale e faringea, mostrando difficoltà ad accettare il contatto con il cibo sulle labbra, nella bocca o ad ingerirlo. Oppure possono essere particolarmente sensibili alla consistenza del cibo ed alla sua temperatura.

Questa sensibilità può essere selettiva, e riguardare la specifica consistenza di alcuni tipi di alimenti. Può invece verificarsi una ipo -sensibilità, in cui i neonati possono mantenere il latte nella bocca senza ingerirlo per qualche minuto. Altro esempio, nei più grandi, è tenere in bocca un alimento solido senza ingerirlo per un tempo prolungato.

Intorno al tema dell’alimentazione infantile e dei disturbi alimentari nei bambini si gioca molto della qualità della relazione tra madre e figlio. Risulta allora di fondamentale importanza essere aiutati nella comprensione del tipo di difficoltà presentata dal bambino.